Premessa: io adoro fare liste. Compilare, spuntare e scrivere to do list sono una componente fondamentale per la mia sanità mentale ( o forse no), e chiunque mi conosce sa quanto sia facile veder spuntare da una mia borsa un foglietto di “cose da fare”. Credo di essere uno degli utenti che usa con più frequenza il tasto “elenco puntato o numerato”: mi mette in pace col mondo, dà senso al caos che regna, incontrastato, sulla mia scrivania.
Ecco perché quando ho realizzato che a breve si chiuderà una decade ho avvertito, impellente, l’esigenza di tornare sulle pagine di questo blog, che per motivi di tempo sto trascurando un po’.
Lo avrei fatto comunque, perché i giorni che chiudono l’anno sono per me un momento di riflessione importante, ma questa volta mi sembra di poter aggiungere qualcosa in più di un classico bilancio di fine anno. E quindi, vai con le liste!
2010-2020: il decennio del fundraising!
Mi siedo e penso che oggi ho 34 anni. Dieci anni fa ne avevo 24, non ero sposata, non avevo un figlio e non avevo la più pallida idea di cosa avrei fatto da grande. Guardandomi indietro, però, è facile seguire almeno un filo rosso che mi ha accompagnato e che si può riassumere così:
2013: inizio il percorso Talenti per l’Impresa (perché si, voglio fare l’imprenditrice!). Come attività di team building sono volontaria per il Fondo Ricerca Talenti e vinco una borsa di studio per partecipare al mio primo Festival del Fundraising.
2014: Vinco il premio Barilla per i Giovani e avendo appena terminato il dottorato mi iscrivo al Master in Fundraising
2019: toh, sono ormai sei anni che mi occupo di fundraising!
In dieci anni ho seguito sei edizioni del Festival del Fundraising, partecipato ad almeno 12 formazioni sul tema (dal master al corso specialistico), lavorato per tre ONP diverse, seguito lo startup di due uffici fundraising, aiutato come consulente una decina di associazioni, formato circa 60 studenti, scritto 79 articoli sull’argomento qui su RaccontaFondi e coordinato dal 2015 il Gruppo Territoriale piemontese di Assif. Se si aggiunge anche che nel tempo libero sto lavorando all’organizzazione del primo Non Profit Women Camp, che vedrà la luce il prossimo 7 marzo, decisamente si può dire che questo è stato il decennio in cui il fundraising è entrato nella mia vita!
2010-2020: il decennio del Non Profit
Ogni volta che faccio la formatrice in un corso ripeto sempre che per fare fundraising (un buon fundraising) sopratutto nelle piccole associazioni, è fondamentale aver avuto qualche esperienza come volontario, perché aiuta a capire “da dentro” quali sono i meccanismi che muovono i rapporti umani e le dinamiche relazionali dentro le associazioni.
Per me, prima ancora che attraverso il fundraising, il mondo del Non Profit si è manifestato così, con il volto del volontariato, a tutti i livelli:
– Nel 2014 sono partita per un’esperienza di un mese in Giappone insieme a Legambiente, un viaggio che non dimenticherò mai nella vita.
– Ho fondato tre associazioni. Con una non collaboro più, mentre di LetWomen sono ancora presidente e formatrice: grazie a questa forma di volontariato nel 2015 sono stata in India un mese intero e l’anno dopo sono partita per il campo profughi di Katsikas, in Grecia. Della terza associazione, il Comitato Non Profit Women Camp, sono invece presidente e volontaria felice, dedicando molto del mio tempo libero ad un evento che non vedo l’ora di vedere dal vivo!
– Sono socia attiva di due realtà per me molto importanti: Rete al Femminile e Assif. Ogni anno rinnovo la tessera e cerco di partecipare agli incontri, che per me sono fondamentali sia per conoscere gente nuova sia per confrontarmi su temi che mi interessano.
2010-2020: il decennio della formazione
La formazione continua, o Lifelong Learning, è per me uno stile di vita. Il decennio 2010-20 mi ha portato un dottorato europeo in Arte e Cultura, un master in fundraising, un anno di laurea specialistica in Scienze Politiche – indirizzo Diritti Umani (poi sospeso con la maternità) e diversi corsi, a tema fundraising, digital, copywriting ma anche cucito, lingue straniere e data anaysis.
Non so se diventare madre possa entrare nel conto, ma sicuramente è una forma di apprendimento permanente che può equipararsi tranquillamente a un Master Executive, per quanto mi riguarda. Grazie alla formazione ho vissuto in tre stati diversi (Italia, Francia, Germania), partecipato a conferenze in tutta Europa, traslocato sei volte e scritto circa 800 pagine tra tesi e papers.
Guardando indietro, posso dire che il dottorato non mi è servito per trovare un lavoro (e non era questo, forse, il suo scopo), ma è stato fondamentale per acquisire competenze che non avrei potuto ottenere tramite altre formazioni: autonomia, la capacità di distinguere tra le fonti di informazione, di parlare in pubblico, di modulare la comunicazione in base al destinatario, di riassumere e spiegare concetti difficili in modo accessibile. E’ stata un’esperienza eccezionale, per certi versi molto faticosa, sicuramente unica. Qualora vi interessi qualche dettaglio sulla riscrittura del mito di Medea in Christa Wolf e Pier Paolo Pasolini vi giro il pdf della tesi.
2020-2030: cosa ci aspetta
Difficile dirlo. Come chiunque, credo, non riesco a mantenere i buoni propositi da qui al 3 gennaio, figuriamoci prevedere cosa succederà nel prossimo decennio. Sicuramente, da un punto di vista anagrafico, potrebbe essere il decennio del consolidamento professionale e familiare, ma la nostra società è talmente liquida e le prospettive future talmente evanescenti che potrei benissimo aprire un chiosco di gelati alle Maldive e ciao.
Preferisco quindi farvi vedere un bella mappa mentale di quello che mi preparo a vivere nel 2020, che io ce l’ho un po’ con gli anni pari e devo farci pace prima che inizino, convincendomi che saranno belli lo stesso.
Tanta roba davvero! Non è detto che tutto si concretizzi, e qualcosa si aggiungerà per la strada, ma io sono già felicissima di imbarcarmi in questo nuovo decennio! E voi? Che programmi avete? Scrivetemi, sono sempre curiosa dei progetti degli altri!