Dopo il prezioso contributo sul fundraising per la scuola di Massimo Coen Cagli continuiamo a parlarne con Natascia Astolfi, che dal 2005 lavora presso MBS srl, società di consulenza, formazione e ricerca, con una responsabilità specifica nell’area di consulenza dedicata al privato sociale, tra cui il mondo delle scuole paritarie.
In Italia prevale l’idea che la scuola pubblica, in quanto patrimonio dello Stato, non necessiti di fondi privati. Il fundraising potrebbe aumentare il divario ideologico che esiste tra la scuola pubblica e quella privata?
Natascia Astolfi: In Italia abbiamo un sistema di scuole paritarie. Ciò significa che le scuole statali e quelle gestite dal privato sociale hanno entrambe una funzione “pubblica”, che è quella di garantire l’educazione per le nostre giovani generazioni. Da questo punto di vista, il fundraising non aumenterà un divario ideologico nella misura in cui opererà per generare una reale corresponsabilità dei genitori, dei cittadini, delle imprese, insomma di una comunità intera, per contribuire al miglioramento del “sistema scuola” nel suo complesso.
La recente approvazione del cosiddetto “school bonus” può dare slancio alla raccolta fondi in questo settore?
N.A.:Si certamente. Lo school bonus, creando un beneficio reale di tipo fiscale, potrà facilitare l’azione di chi vorrà sostenere il potenziamento del nostro sistema educativo. Tuttavia, sono estremamente convinta che la leva principale per poter generare un sostegno continuativo alla scuola non sarà di tipo fiscale; sarà l’accorgersi nel tempo che “prendersi cura” dei nostri ragazzi è il modo migliore per aiutare il nostro Paese a crescere. Ci vorranno anni forse, ma quando le aziende ed i privati si accorgeranno che sostenere la scuola genererà un valore aggiunto per tutto il territorio, non potranno più fare a meno di farlo. E’ una speranza!
Fundraising per la scuola: è visto da genitori e corpo docenti come un problema che non li riguarda o è un argomento che inizia ad essere compreso?
N.A.: Il fundraising nella scuola è certamente un tema che sta emergendo con sempre più urgenza, di cui hanno maggiore consapevolezza certamente i dirigenti scolastici e il corpo docente (perché vedono continuamente i rischi di una diminuzione delle risorse), ma che anche i genitori iniziano a sentire come responsabilità. Nascono infatti, spesso spontaneamente, Comitati o Associazioni di genitori che impegnano le loro energie per avviare iniziative dedicate al reperimento di risorse. Questo “movimento dal basso” è certamente importante e significativo, ma il rischio è una profusione di energie non guidate, che non rispondono ad obiettivi strategici precisi. E’ il rischio che noi chiamiamo dell’improvvisazione che nel fundraising si dovrebbe evitare, soprattutto quando si innesta in una realtà nuova e complessa come quella delle scuole.
In futuro, saranno le associazioni di genitori a svolgere in maniera più professionale la raccolta fondi, oppure saranno sempre più i consulenti esterni ad occuparsene, anche nel settore pubblico?
N.A.: Proprio per evitare l’improvvisazione accennata nella risposta precedente, la situazione ideale potrebbe essere una iniziale compresenza, non solo di genitori attivi e responsabili assieme ad un consulente che – per un certo tratto di strada – li coordina e li guida. Non solo questo, perché la figura determinante sarà quella di un fundraiser interno che, con una professionalità ben precisa, possa condurre la scuola in un percorso di definizione di obiettivi strategici e quindi nella implementazione di strategie, azioni e progetti conseguenti.
Quali sono le prospettive lavorative per i fundraiser che si affacciano per la prima volta a questo settore?
N.A.: Le prospettive lavorative per i fundraiser nel mondo della scuola sono enormi, ma probabilmente le verificheremo nel medio-lungo periodo. Occorrerà avere la pazienza di aspettare un cambiamento culturale che è già in atto ma che sarà lungo e complesso, soprattutto nelle scuole statali. Le scuole gestite dal privato sociale viceversa applicano già da anni strategie di fundraising e molte di queste lo fanno già con l’aiuto di fundraiser professionisti. Qui le prospettive lavorative iniziano già ad essere interessanti.