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La fiducia è alla base delle relazioni, specie in quelle a distanza

Come ottenere la fiducia dei donatori che non possono “toccare con mano” o “vedere con i propri occhi” gli effetti della loro donazione?

E’ un dilemma che molte associazioni si pongono, in particolare quando i progetti di cui si occupano e i beneficiari che raggiungono si trovano a migliaia di chilometri e magari il brand dell’Associazione non è forte come Action Aid o Save The Children.

Ne abbiamo parlato con Michela Monachesi, responsabile delle attività in Italia di Apeiron Onlus, una piccola associazione che da vent’anni lavora in Nepal a favore delle donne, discriminate e vittime di violenze inaudite.

Ciao Michela, ti va di raccontarci di cosa si occupa Apeiron e perchè questo tema è particolarmente attinente alla vostra Associazione?

Apeiron  nasce nel 1996 con l’intento di crescere insieme al popolo del Nepal, dalla parte delle donne. Abbiamo scelto di aiutare la parte femminile di questa società, che le umilia e le discrimina, perché crediamo fermamente che siano loro il cardine della vita. Attraverso progetti di alfabetizzazione, formazione professionale, micro credito ed integrazione del reddito collaboriamo con mamme, figlie e sorelle del piccolo Stato himalayano, affinché possano diventare autonome e tutelare se stesse e la propria famiglia. Il nostro aiuto si concentra quindi esclusivamente in Nepal, ma questo è da sempre possibile grazie all’attiva comunità di amici e volontari di Apeiron in Italia.

LA FIDUCIA E’ ALLA BASE DELLE RELAZIONI, ANCHE NEL FUNDRAISING

Come risolvete il problema che abbiamo anticipato, e che molte associazioni con progetti all’estero affrontano ogni giorno?
Innanzitutto un punto di forza di Apeiron è rappresentato dalla presenza in terra nepalese di Barbara, Responsabile dell’attività di Apeiron in Nepal nonché mia sorella. Barbara vive stabilmente nel piccolo Stato himalayano da oltre 10 anni, dove ha anche costruito la sua famiglia. Questo ci consente, oltre ad un monitoraggio accurato dei progetti, di avere sempre notizie aggiornate circa lo stato di avanzamento delle nostre attività in loco da diffondere tra i nostri donatori e non solo.

Inoltre in Nepal abbiamo attiva da diversi anni una piccola foresteria, VIVINepal, dove accogliamo sempre con grande gioia i donatori, ma anche semplici curiosi che desiderano saperne di più sulla nostra realtà e che accompagniamo con piacere in visita ai noDiventa-Volontario_2stri principali progetti con sede nella capitale, Kathmandu.

Come costruite la relazione di fiducia e di credibilità con i vostri donatori?

Risposte tempestive, foto aggiornate, disponibilità all’incontro (tanto in Nepal quanto in Italia) e trasparenza nel comunicare i risultati conseguiti (così come le difficoltà incontrate lungo il cammino) e i costi sostenuti per raggiungerli sono di certo gli aspetti che ci hanno permesso fino ad ora di ottenere una buona credibilità.

Inoltre nel corso degli anni abbiamo costruito una rete di gruppi locali che ci ha permesso di conoscere di persona tanti dei nostri donatori o potenziali tali e questo rende senza dubbio più semplice la creazione di una relazione di fiducia.

DONATORI, VOLONTARI E VIAGGIATORI

I vostri volontari come vivono la mancanza di un contatto “diretto” con i beneficiari delle loro azioni?
La maggior parte dei nostri volontari, così come molti donatori, visitano con una certa costanza il Nepal, tanti di loro almeno una volta all’anno. Questo gli permette innanzitutto di toccare con mano il frutto delle fatiche condivise in Italia, per quanto riguarda la raccolta fondi, ma soprattutto di costruire direttamente, anno dopo anno, solidi rapporti con i beneficiari dei nostri progetti e lo staff nepalese. Coloro che non hanno questa possibilità vengono comunque costantemente aggiornati sull’andamento dei progetti e su quanto “costruiamo” insieme nel piccolo Stato himalayano: un mezzo altrettanto importante per sentirti parte di una vera e propria squadra!fiducia

Avete inaugurato da poco un progetto importante, il “Filo Libero”: ci racconti di cosa si tratta e come pensate di avvicinare nuovi donatori, attraverso un settore, quello della moda, che è particolarmente apprezzato ma che ha anche molti competitors “profit”?

FILOlibero nasce dal desiderio di aiutare, nel lungo percorso verso l’indipendenza economica, le donne nepalesi che, all’interno del progetto di Apeiron CASANepal, hanno scelto di frequentare il corso di formazione professionale in sartoria. I capi di abbigliamento FILOlibero sono interamente realizzati dalle mani sapienti di queste abili sarte, utilizzando i colorati e preziosi cotoni naturali comprati nei tipici negozietti di Kathmandu. Il valore aggiunto di questi prodotti è che chiunque deciderà di acquistare gli articoli FILOlibero porterà nella propria casa articoli esclusivi, confezionati da un vero e proprio filo di solidarietà che li condurrà, insieme ad Apeiron, oltre i confini dell’indifferenza.

Grazie Michela per il tuo contributo! E voi, cari friendsraiser, quali strategie avete adottato per aiutare i vostri sostenitori a credere nella vostra piccola ONP?

Come avete costruito la relazione di fiducia con i volontari che non possono toccare con mano i benefici delle loro azioni? Insomma, come tenete viva la relazione a distanza tra la vostra Mission e i vostri donatori? Condividete le vostre esperienze!

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